Perchè tutto appare semplice quando non si deve farlo, e quando lo si fa poi ci si rende conto di tutta la zavorra che appesantisce il volo delle nostre ambizioni. Tutto appare più semplice di quanto non sia in realtà, e in effetti le cose a farle son sempre più semplici di quanto non lo siano a pensarle, e dunque pare tutto un ossimoro, e lo è.
Scrivendo La Metropoli Stanca, dopo Milano è un'Arma, ero ben conscio di due cosette: la prima, che da come si stava muovendo in libreria Milano è un'Arma - oltre mille copie vendute, un piccolo ma gradito premio letterario, una certa attenzione mediatica - La Metropoli Stanca sarebbe stata pubblicata di sicuro; la seconda, che proprio per questo volevo rilanciare, alzare la posta.
Non mi interessava, così come non m'interessa ora, riscrivere Milano è un'Arma solo un po' meglio e ammiccando di più al lettore, volevo eludere le regole, scalare una parete, rendere il piatto più ricco e piccante. Volevo che, per quanto ci fosse un nugolo di fan che ATTENDEVA questo seguito, lo stesso giungesse inaspettato. Volevo giocare un po' più duro.
Per questo, ho seguito l'istinto. Perchè l'arte è questione di tecnica, certo, ma essa serve a indirizzare i colpi dell'istinto, del talento, della passione. E ho scritto il romanzo che volevo scrivere. Ho preso il genere e l'ho adattato a me. Ho scritto un libro di genere, ma di un genere che non saprei definire. Il mio genere. Il genere degli amanti del genere. Che è collasso sociale e amicizia, spade giapponesi e riflessioni filosofiche, battaglie urbane e cronaca contemporanea, divinità greche e interrogativi etici.
Poi il libro è uscito. Il mio cuore traboccava di gioia quando i lettori - sapete tutti chi siete - sono entrati in un ossessiva ansia da possesso, andando a svaligiare le librerie che l'avevano disponibile. Trabocca di gioia ora che cominciano a dirmi cosa ne pensano. Ora che lo leggono. E tutto quel che chiedo, poi, è sempre: Dimmi solo se è meglio del primo. Il secondo album è sempre il più difficile...
Non so quando potrò concludere di aver risposto a tale domanda. Mi è solo venuta voglia di scrivere, subito, e voglia di scrivere meglio. Perchè so di non essere nemmeno una virgola di Durrenmatt. Nemmeno l'interlinea dell'Iliade. Nemmeno la v di Scerbanenco. Di scrivere, e non di fare lo strillone, il promoter del mio libro. Ho voglia di scrivere, e basta. Di far leggere una delle Storie dalla Metropoli Stanca, la vicenda dello Zingaro. Di far leggere la Caccia al Gatto. Di scrivere tutte le altre storie che mi fermentano in testa.
Chissà che porterà, il vento della Metropoli Stanca. Intanto, con 2000 copie tirate, se non vende abbastanza mi risucchierà sotto. Ma chi se ne frega. Siamo Stanchi Guerrieri in una Metropoli Stanca. Non lo facciamo per vincere, lo facciamo per vivere.
Thursday, November 26, 2009
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