Wednesday, November 01, 2006

Con la scrittura non giudico mai: traggo si ispirazione da personaggi reali, ma è un modo creativo, utilizzato da Arthur Conan Doyle come da Hemingway, i personaggi reali fungono da attori che interpretano, nel mio fantasticare, i ruoli dei personaggi irreali. Ovvio che si somiglino, ma non c'è mai giudizio in loro. C'è considerazione. Fare considerazioni ipotetiche non è giudicare. Giudicare a quanto pare, perlomeno da come si comporta gran parte dei commentatori di questo blog, significa solo condannare o scagionare. Considerare significa lodare un aspetto che piace e biasimare uno che no, soprattutto senza il serioso assolutismo che una certa tracotanza diffusa, senza una ragione pretesa. Oltretutto, l'ultima volta che ho giudicato qualcuno ho scardinato una bicicletta a calci, abbaiato in faccia alla povera di questa proprietaria, pagatole le riparazioni dal ciclista e sentitomi una merda fin'oggi al solo ricordo. Io non giudico, perciò, considero, porto avanti il mio pensiero conscio che sia solo il mio, lo sostengo perchè se no non sarebbe il mio, e non credo, e non mi interessa, di essere per forza nel giusto.
Quando scrivo però, come in ogni altra mia azione, utilizzo sempre il mio nome e la mia faccia. Per onestà e lealtà. Per sconsiderato coraggio e appassionato timore. E perchè lo sbaglio mi umilia e mi frustra ma mi ha sempre insegnato qualcosa -chi intesse morali in proposito si guardi attorno con lucida schiettezza per quattro minuti, potrebbe scoprire di vivere uno sbaglio-.
Comincio ad esser spossato da questo battagliare. L'assedio sfibra l'equilibrio.

1 comment:

Anonymous said...

L'assedio sfianca, ma è spesso l'unico modo per aprire una breccia nelle mura. aperta la breccia la comunicazione passa da un piano bellico ad un piano comunicativo.
come quando nei film prima fai a botte con un tipo e subito dopo ci diventi amico, o quando dopo aver litigato con il partner ci vai a letto.

Mmmm...ma dove cazzo volevo andare a parare?