Direbbe il Quaglia, "Perchè parlare se non hai niente da dire?".
Forse William aggiungerebbe il quesito "Se c'è qualcosa da dire..."
Tanti, troppi, tumulati progetti s'infrangono sulle scogliere del tempo rubato e sprecato, gli occhi non leggono, le mani non scrivono, la ghiandola fantastica non modella null'altro che immagini sterili su stralci di cartone abbandonati sull'asfalto sozzo e cocente dell'ammalata ammaliante prostituta virtuosa. La Città. La nostra Città, che a scorci pare Marsiglia, la New York di Kojak, Vienna e Parigi, Kobenhavn, Berlin Berlin, e non è nessun posto ed è tutti, soltanto per me, che ne inforco le cosce inforcando la bici, e mi perdo e naufràgo e abbandono nel ciclare onirico del sognarla sempre come la vorrei, candida, calda, vogliosa, cieco al suo corpo sifilitico di mestiere.
Vedo tante storie, e non le scrivo. Le orchestro, non realizzo, non creo.
Vorrei raccontarvi del bambino autistico che ogni giorno gioca nel parco col nonno, del figlio del poliziotto azzoppato che devasta i suoi giorni tra raglie e sbronze, di chi scopa alla cieca, del marocchino che odia gli egiziani, del diluvio, della città postatomica e postculturale, del furgone blindato, del re degli zingari, del capo dei pagliacci, della tromba al silenzio, del bingo, dell'ultrà corrotto e dell'ultrà fedele, del figlio malato, del padre vizioso, della vedova assetata di cazzo da ingoiare a più non posso di fronte alle figlie dietro al bancone del bar.
Non riesco. Mi sono perso. Tutte queste storie me le racconto da solo, non so più governare quel talento scarso ed innaturale che imputo sempre al mio amico Ismaele per non averci a che fare.
Quel talento, forse, è mio, lo confesso. Non lo so convogliare. Non lo so coltivare. Spreco il mio giorno a giungere a sera, e la notte ad attendere il giorno che sorge coi Puffi e i ricordi del bastardo che sono.
Debbo esperire. Debbo uscire dal tunnel del non trovare la Scelta, scegliere, vivere, Esperire.
Vi ringrazio tutti, voi che avete letto questi pochi, pessimi post ed i racconti correlati. Tanto più che vi conosco tutti, e senza ipocrisie, voglio davvero bene a tutti voi. Anche a chi pensa che questa sia la mia solita bugia.
Ed intraprendo il silenzio. Qui chiude il proscenio di una Milano che nacque per pochi, qui chiude l'inseguimento ad un traguardo che, a posteriori, non poteva essere il mio.
Soltanto alla fine, quando avrò forse esperito, quando avrò qualcosa da dire, si ricomincerà
Alla prossima volta, che non sarà qui, e non sarà altro che quando.
Wednesday, May 23, 2007
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