L’altro giorno, insieme al Brucia, il Gatto ha visto un film di Carlo Lizzani del 1976 intitolato “San Babila ore 20: un Delitto Inutile”. Le sue impressioni sono state che il film fosse tecnicamente ottimo, con una struttura strepitosa che anticipava di vent’anni la drammatica giornata dell’Odio di Kassovitz. Un film che trova il suo unico difetto nell’inverosimiglianza cialtronesca dei personaggi, ridotte a macchiette caricaturali e subdolamente faziose del movimento neofascista. Il film rendeva grotteschi e ridicoli luoghi comuni sulle destre: brutti, ottusi e cattivi, i fascisti si muovono in branco, hanno perversioni sessuali tipo provare l’orgasmo solo usando a dildo un manganello, usano violenza per coprire le proprie vergognose debolezze, sono dei codardi; i rossi, dal canto loro, sono figure dignitose ed eroiche, equilibrate, un comunista da solo tiene testa a trenta fascisti armati, i comunisti praticano l’amore romantico che i fasci non comprendono praticando solo lo stupro.
Il Gatto accende una sigaretta appena rollata e sottolinea che non condanna l’ideologia di fondo del film, non perché sia giusta, ma perché le ideologie sono roba che o le rispetti tutte o nessuna. Lui non ne rispetta nessuna. Condanna il macchiettismo parziale con cui viene connotato il drammatico fenomeno sanbabilino.
È un film di valore, comunque, per alcune idee, piccole, come la polizia connivente che sempre presente ignora premeditatamente ogni tipo di scontro politico, e grandi, come la caccia ed il delitto inutile finali, tra l’altro narrati con maestria cinematografica.
Dunque, un film, conclude il Gatto, che sarebbe stato pure bello se non rovinato da quel dogmatismo critico di un certo modo ottuso di fare politica a destra (vedi Renzo Martinelli con Porzus, ad esempio) e a sinistra. Un buon thriller, girato bene, ambientato in una distopia che eccede il realismo straripando in una favola, tragica per temi e intreccio, comica nello studio parodistico di personaggi portati non all’estremo, ma oltre.
Il Gatto accende una sigaretta appena rollata e sottolinea che non condanna l’ideologia di fondo del film, non perché sia giusta, ma perché le ideologie sono roba che o le rispetti tutte o nessuna. Lui non ne rispetta nessuna. Condanna il macchiettismo parziale con cui viene connotato il drammatico fenomeno sanbabilino.
È un film di valore, comunque, per alcune idee, piccole, come la polizia connivente che sempre presente ignora premeditatamente ogni tipo di scontro politico, e grandi, come la caccia ed il delitto inutile finali, tra l’altro narrati con maestria cinematografica.
Dunque, un film, conclude il Gatto, che sarebbe stato pure bello se non rovinato da quel dogmatismo critico di un certo modo ottuso di fare politica a destra (vedi Renzo Martinelli con Porzus, ad esempio) e a sinistra. Un buon thriller, girato bene, ambientato in una distopia che eccede il realismo straripando in una favola, tragica per temi e intreccio, comica nello studio parodistico di personaggi portati non all’estremo, ma oltre.
4 comments:
Il fascismo è affascinante fino a che scopri che non c'è niente di male in esso.
Joseph Stalin
errata corridge
Il fascismo è affascinante fino a che scopri che non c'è niente di affascinante in esso.
Ma cosa ci affascina, se non il male, finchè siamo repressi?
Non tanto il fascismo è affascinante, quanto ogni ideologia è affascinante nel suo abbacinante annullamento delle identità.
è questo, Ghallonz, da cui devi guarire...tu trovi affascinante la merda!
e che annullamento delle identità??? le ideologie ti FORNISCONO un'identità.
con amore, Dingo
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